Nome: Pisarei
Cognome: Fasò
Luogo di nascita:Piacenza
Data di nascita: Medio Evo più o meno
Segni particolari:ammazza quanto so' boni.
Galeotto fu Max Mariola e la sua bellissima trasmissione.
Io e Max ci incontriamo la notte, quando la casa dorme e io invece sono arzilla come una volpe in un pollaio.
Di giorno registro e di notte guardo ed imparo.
Giuro , vostro onore, che continuerò ad amare senza riserve tutto il genere umano.
Anche quell'automobilista che la mattina pigia il pedale dell'acceleratore convinto di vincere "quacchecosa" se piglia in un colpo solo me e mia figlia.
Anche quell'altro automobilista che non mi fa attraversare,salvo poi fermarsi due centimetri dopo le strisce perchè c'è traffico.
Anche quella cassiera che ti fa il conto con il muso che le spazza il pavimento e non riesce a spiccicare nemmeno un nazional- popolare "buongiorno"
Ovvero il minimo sindacale che dovrebbe essere garantito.
Mi chiedono spesso perchè ho questa passione per il cibo.
Passione che a volte supera quella per i miei racconti.
Quest'ultimi spesso rimangono in bella vista sulla scrivania in attesa di uno sguardo, di una revisione, di una busta attraverso il quale prendere il volo e chissà...
A volte mi porta a tralasciare articoli salvo poi costringermi a furiose corse finali per consegnarli in tempo.
Perchè...
perchè nel mio caso il cibo è memoria.
L'unico legame sensoriale con delle origini strappate e perse troppo presto.
Il cibo è solo legame tangibile con chi non c'è più.
Ogni piatto è come se fosse un tributo.
Un tributo alla piccola me stessa che ha perso la mamma troppo presto.
Un tributo all'adolescente che gironzola per l'Europa adattandosi a mille cucine.
Un tributo all'universitaria persa tra codici e cavilli...
Ogni periodo un cibo, un odore, un sapore per non dimenticare.
Come in questo caso.
Un cucchiaio e una forchetta vecchi come il cucco, unico ricordo dei miei nonni.
E la fettunta...
Quelle foglie di cavolo nero cosi strane,spesse con quell'odore cosi particolare.
Vessillo di quel quarto di sangue toscano che mi porta ad insegnare alla piccola di casa a dire "Il mi babbo" piuttosto che papà.
Quel quarto che mi fa ricordare una mamma intenta a spiegarmi il valore di una verdura e una ragazzina intenta a dire no scuotendo la testa come un cavallo imbizzarrito.
La fettunta col cavolo è vecchia come l'Artusi.
L'è bona ragazze.
E anche sana.
Purchè si rispettino alcuni punti fondamentali:
-aglio:usatelo e rinunciate magari all'appuntamento galante. E' la conditio sine qua non.
-il pane : sciocco ovvero senza sale
-olio extravergine d'oliva: di quello buono, bello, robusto, rotondo, prodotto solo con olive italiane e perchè no...toscane!
-il cavolo nero..ovviamente.Toglietegli la costa centrale e lessatelo quel tanto che basta.
Lo sapevate che si può aggiungere anche crudo alle insalate?
Ne gioveranno grazie al suo sapore deciso.
E se tra una seduta di Zumba e l'altra vi procurate una distorsione beh, prendete una foglia di cavolo, legatela nel punto dolorante e voilà..il dolore passa!
E se siete dotate di più coraggio rispetto alla sottoscritta bevetelo sotto forma di succo prima di pranzo per curare le infiammazioni intestinali.
Io in questo caso..passo!!!
FETTUNTA AL CAVOLO NERO
pane casareccio (2 fette a testa)
aglio quanto basta
cavolo nero quanto basta
olio extravergine d'oliva quanto basta
Lavate il cavolo e lessatelo in acqua bollente salata (non buttate l'acqua di cottura).
Una volta cotto ripassatelo in padella con dell'aglio tritato e olio (passaggio non tradizionale ma che secondo me dà una marcia in più)
Prendete le fette di pane e a questo punto avete due modalità per gustare questo piatto:
-prendete le fette di pane, strofinatele con l'aglio sbucciato e tagliato a metà, bagnatele con l'acqua di cottura , adagiatevi sopra un pò di foglie di cavolo, aggiustate di sale e pepe ,irrorate con olio e servite.
-in alternativa tostate in forno le fette di pane, precedentemente strofinate con l'aglio.
Una volta diventate belle croccanti, adagiatevi il cavolo, irrorate di olio e servite
Un tocco in più non tradizionale: l'intromissione di una bella spolverata di peperoncino!
La vita di noi freelancers è ardua assai.
Sempre sedute su una sedia donata direttamente da Ivan il Fachiro, al mare d'estate necessitiamo di impalcature particolari per evitare di mostrare le terga tutte bucherellate da suddette sedie.
Quando apriamo bocca i nostri discorsi hanno bisogno di Olga Fernando come supporto perchè ormai parliamo e ,peggio ancora ,pensiamo in qwerty.
Pubblicare alcuni nostri scritti postumi sarebbe un'impresa degna di Saw l'Enigmista,perchè le nostre stanze, tavoli e finestre sono costellate di post-it decorati da frasi ,a volte semplici preposizioni o solitari sostantivi senza senso,figli di idee maturate tra una spolverata e un soffritto.
Ma il momento magico,il 25 dicembre delle Freelancers, è quando per puro caso incontriamo il cestello della lavatrice che gira.
E li si ferma il mondo.
Ipnosi?Forse.
Catarsi?Sicuramente.
Ma il detersivo che lava che più bianco non si può,tra una mutanda e un fazzoletto ,sbianca ,stende e stira anche quelle idee che fino a cinque minuti prima non riuscivamo ad infilare nemmeno nella cruna dell'ago.
E tutto diventa semplice,chiaro e scorrevole.
E nascono miriadi di articoli seri,divertenti,impegnati o leggeri.
Ma belli e veri come sono le freelancers.
Sempre di corsa,sempre con il naso per aria,perchè del doman lavorativo non v'è certezza,ma del nostro men che mai.....
Quindi una preghiera ai vari avventori del web:
non chiamateci Pennivendole!!!!!
La volete una torta?
Una di quelle che sa di credenza, di forchettine bon-ton, pizzi e merletti?
Eccola!
Questa sa di nocciole.
ma sa anche di caffè.
E' morbida ma anche decisa.
E' veloce e riesce sempre.
la ricetta originale viene da un vecchio numero di "In tavola".
Ho modificato alcuni passaggi .
TORTA ALLE NOCCIOLE E CAFFE'
dosi per una teglia tonda da 24 centimetri
forno statico, 180 gradi per circa 30 minuti
200 grammi di farina 00
130 grammi di zucchero di canna
100 grammi di nocciiole pelate e tostate
120 grammi di burro sciolto e raffreddato
2 uova medie
1 cucchiaio di rum
2 cucchiai abbondanti di caffè ristretto
10 grammi di lievito per dolci
Sciogli il burro a bagnomaria o nel microonde.
Fallo raffreddare
Trita le nocciole con metà dello zucchero previsto.
Sbatte le uova con lo zucchero rimanente fino a farle diventare belle gonfie e spumose.
Aggiungi le nocciole tritate, il burro fuso.
Unisci la farina setacciata con il lievito e gli ingredienti rimasti.
Lavora con delicatezza l'impasto, solo con una spatola.
Versa l'impasto in una teglia imburrata e infarinata.
Cuoci per 30 minuti circa.
Falla raffreddare e servila decorandola con dello zucchero a velo
Ma quanto mi piace il Carnevale!!
E' la mia festa preferita.
Adoro le maschere, gli interminabili trenini al suono di Pepepepepe.
I diecimila coriandoli che mi ritrovo sin dentro la cistifellea quando torno a casa dopo una festa.
I diecimila coriandoli che chissà perchè trovo sul pavimento di casa fino a Pasqua, nonostante continue e fobiche passate di aspirapolvere.
E l'odore dei dolci?
Fritto, zucchero e vaniglia come se piovesse.
E cosi tante ricette che si accavallano e che si sperimentano nella speranza di trovare la perfezione.
Io stavolta l'ho trovata.
L'anno scorso vi avevo proposto un impasto che usavamo nel ristorante di mio fratello che andava bene sia per far frappe sia per far castagnole .Un impasto mitico per chi ha fretta e deve soddisfare palati diversi (QUI il link)
Quest'anno invece....
Quest'anno è arrivata Claudia con la sua versione delle castagnole.
E' stato amore a prima vista.
Un amore ricambiato.
Perchè è diventata la ricetta ufficiale delle castagnole di casa Emporio 21.
Buone, morbide, profumate..e stranamente per un fritto, migliorano con il riposo.
Il mio impasto, contrariamente a quello di Claudia, è venuto consistente tanto da poter formare velocemente le palline con le mani
In caso contrario ,prelevate l'impasto con un cucchiaio e mettetelo direttamente a friggere nella padella!
Rispetto alla ricetta di Claudia ho modificato alcune cose: la dose dello zucchero e l'utilizzo del limone al posto del liquore (erano destinate a bambini).Per la ricetta originale vi rimando al suo post!!
LE CASTAGNOLE (dose per dieci castagnole grandi)
1 uovo
100 grammi di farina 00
40 grammi di zucchero
11 grammi olio extravergine d'oliva
buccia grattugiata limone (o Maraschino o Grappa)
aroma vaniglia
1\3 bustina di lievito
1 pizzico di sale
per decorare:
acqua
zucchero semolato
succo di limone (o liquore)
Mescola zucchero uovo e sale. Aggiungi l'olio, la vaniglia e la scorza del limone.Sbatte bene con una frusta.
Attraverso un setaccio fai scendere la farina con il lievito.
A questo punto forma le castagnole . Se l'impasto dovesse essere troppo morbido, prendi un cucchiaio, raccogli un pò di composto e friggilo direttamente...non le fare troppo grandi gonfiano tanto in cottura!!
Falle dorare su tutti i lati e scolale dall'eccesso di frittura.
Lasciale intiepidire, bagnale con il succo o il liquore allungato con acqua e rotolale nello zucchero semolato!!!
Una canzone dei Negrita , una delle più commerciali dice:
"Che rumore fa la felicità?"
Potrei rispondere che il rumore della felicità assomiglia tanto alle risate delle mie figlie o allo scrunch della cioccolata ,quella nera nera sotto i miei denti o all'onda che sbatte imperterrita contro gli scogli.
Ma la felicità silenziosa o assordante è sempre la benvenuta. Che sia rumorosa come una scarica di batteria dei Deep Purple o silenziosa come una Chiesa quando non c'è Messa.
Non importa.
Da ragazza
Se c'è una cosa che mi ingolosisce più di Johnny Deep è l'homemade.
Il fatto in casa.
L'autoprodotto.
L'autoprodotto è un viatico per l'anima:
-rafforza l'autostima
("ma quanto sono brava", esclamerete estasiate di fronte ad una ricottina fatta con le vostre manine)
-fortifica i legami matrimoniali
(caro, d'ora in poi il detersivo per la lavatrice non lo compreremo più" esclamerete di fronte ad un marito compiaciuto per l'improvviso rilassamento del budget familiare)
-chiude la bocca alle suocere
(volete mettere il consigliare a vostra suocera un rimedio super naturale economico ed efficace per far brillare il piatto doccia?La stenderete altro che "povero il mi figliolo")
Che ne dite novelle figlie dei fiori e aspiranti acquirenti della casa nella prateria,rispolveriamo gonnelloni, mutandoni e crocchie improbabili?
La produzione casalinga è ovviamente alimentare ma riesce a strizzare un occhio anche ai detersivi.
Sia chiaro.
Io provo, sperimento.
Non tutto va bene, non tutto fa il proprio lavoro.
Ultimamente ho realizzato un detersivo per la lavatrice che manco le cascate del Niagara secondo me avrebbero potuto toglierlo dai vestiti.
Ci sono voluti tre risciacqui extra.
Alla faccia del risparmio e dello spreco.
Per questo quando trovo una ricettina valida, che funziona mi piace condividerla.
Questa che vi propongo oggi è di una semplicità estrema.
Quante di voi utilizzano le salviette detergenti per pulire?
C'erano dei coccodrilli nascosti.
Due o tre ragni.
E pure una civetta, tanto per gradire.
Affondare il cucchiaio in cotanta palude era affar assai pericoloso quindi.
Per me in primo luogo e per la mia famiglia.
Potevo mica sottoporre i miei cari a siffatto pericolo.
Giammai.
Quindi le zuppe e le minestre non le mangiavo.
Mica perchè ero capricciosa.
Naaaaaaaaa.
Lo imponeva la ragion di Stato.
E la difesa armata dei confini della mia casa.
Hai voglia ad adulare, accattivare, minacciare...
Non cedevo.
La zuppa era come una palude.
Se ci appoggiavi un dadino di pane colava a picco, lento lento, per non risalire più.
E mica si vedeva il fondo.
E la mia religione mi imponeva di non mangiare le cose che non mi facevano vedere il fondo del piatto.
E oggi...
A distanza di trent'anni (ehm...sarebbe qualcuno in più ma shhh facciamo finta di niente) io le zuppe le adoro, ne mangio in quantità industriali e "chisseneimporta" di civette e coccodrilli.
Mangio anche loro casomai.
Come si cambia, crescendo.
Adesso più sono dense e più le adoro.
Come questa che vi presento oggi.
E' una crema. Densa, profumata, rassicurante.
Come le braccia di una mamma, come il calore di una casa quando fuori piove....
ZUPPA DEL FRANTOIO
200 grammi di fagioli cannellini secchi
1 carota
1 porro
1 costa di sedano
2 spicchi di aglio
50 grammi di pancetta
20 foglie di cavolo nero
150 grammi patate sbucciate
100 grammi di polpa di zucca
1 cucchiaino di semi di finocchio
brodo vegetale
olio extravergine
Mettete a bagno i fagioli la sera prima.
Trasferiteli in una pentola piena di acqua fredda e fate bollire per circa un'ora (se utilizzate la pentola a pressione i tempi sono dimezzati)
Al termine regolate di sale, frullate i fagioli (tranne due mestoli) con un pò di acqua di cottura.
Nel frattempo, rosolate la pancetta con un pò di olio, il porro tagliato a fettine, l'aglio,il sedano e la carota (tutti tritati).
Unite il cavolo nero a listarelle, la zucca e le patate a tocchetti,il passato di fagioli, i semi di finocchio e il pepe.
Cuocete per circa 40 minuti, unendo mano mano del brodo vegetale se la zuppa tende ad asciugarsi troppo.
A fine cottura unite i fagioli messi da parte.
Servite con un bel giro d'olio e con delle fette di pane leggermente tostate.
(fonte ricetta rivista e modificata: Chez Nous,Da Noi-Chef Marco Stabile)
Perdonatemi ma vado di corsa oggi.
Niente chiacchiere su ingredienti, suocere o quisquilie varie.
Sto leggendo.
Un libro di quelli che cambieranno per sempre la mia vita.
E quella dei mie cari.
E quella dei calzini di mio marito.
E quella del cassetto in basso a destra in cucina.
Altrimenti detto "cassetto degli orrori"
Sono esagerata?
Naaaaaaaaaa, assolutamente no, parola di boy-scout.
Voglio vedere voi alle prese con la lettura di questa Bibbia japanese-style.
"Il magico potere del riordino" di Marie Kondo.
Un clima che più giapponese non si può, una lettura che a tratti ti fa esclamare "ma dai?" e un totale senso di inadeguatezza per chi fa del caos la sua dottrina di vita.
Intendiamoci:il libro è ben fatto.
E' che è stancante.
Preferisco fare zumba in giro per il mio salotto, zompettando come se avessi il fuoco di S. Antonio.
Mi si sviluppa meno acido lattico :-)
Mi piace l'atmosfera Feng-shui che si respira a pieni polmoni nel libro (che è la cosa che sto apprezzando di più ,vista la mia forma mentis).
Ma la cosa che adoro è la figura dell'autrice.
Marie Kondo è una giapponesina di appena trent'anni.
Famosissima in patria.
E lo sapete perchè?
Si è inventata un mestiere.
Tiene corsi frequentatissimi sul caos e va a casa dei suoi clienti a mettere in ordine.
Praticamente quello che facevano gratis le nostre mamme, le nostre nonne nella vita di tutti i giorni.
Piega le mutande, piega le magliette, accoppi i calzini, se questo non ti serve buttalo, se non metti a posto la tua stanza non esci con Girolamo....
Quante volte ce lo hanno ripetuto con risultati più o meno eclatanti?
Eppure, mica andavano a tener corsi alla Bocconi!!
Eppure Marie Kondo proprio per questo è famosissima e strapagata!
Ode all'ingegno e alla capacità di saper cogliere il momento.
Quindi mi perdonerete se vi lascio a questa ricetta gustosa e mi eclisso per andare a sistemare il pelo del gatto.
Baci baci a tutte!!!!
(p.s. non me ne vogliano le estimatrici del libro. E' veramente carino e utile la sottoscritta purtroppo non riesce a sottostare alle regole :-)!!
RISOTTO AL RADICCHIO CON FONDUTA DI ASIAGO
300 grammi riso vialone nano
2 cespi di radicchio rosso di Treviso
1 cipolla dorata piccola
brodo vegetale
2 decilitri di vino rosso
20 grammi di pancetta affumicata
40 grammi di grana padano
200 grammi di Asiago
200 millilitri di latte
1 cucchiaino di amido di mais
50 grammi di burro
sale e pepe
Riduciamo a strisce sottili il radicchio nella sua parte superiore. Laviamolo per benino e asciughiamolo.
Tritiamo la cipolla e facciamola appassire nel burro, unendo anche il radicchio tagliato.
Facciamo stufare per cinque minuti.
Aggiungiamo il riso, tostiamolo per un minuto e aggiungiamo il il vino.
Lasciamo che evapori e poi portiamo a cottura il riso bagnandolo con il brodo bollente (ci vorrà circa un quarto d'ora, venti minuti).
Intanto rosoliamo la pancetta tritata e il radicchio rimasto in un pentolino antiaderente.
Uniamo 3\4 cucchiai di brodo.
Facciamo stufare per due-tre minuti e spegniamo.
Per la fonduta:
stemperiamo l'amido di mais in un pò di latte. Il resto mettiamolo a scaldare in un pentolino.
Lontano dal fuoco uniamo l'Asiago tagliato a pezzettini e mescoliamo per farlo sciogliere.
Rimettiamo sul fornello,uniamo l'amido e facciamo scaldare per tre minuti circa.
Uniamo al riso il burro, il grana, la pancetta stufata,regoliamo di sale e pepe e facciamo riposare.
Serviamo irrorando con la fonduta di Asiago
(fonte ricetta:rivista Chez nous-da noi)
Il Pummelo.
E la sua relazione stabile con il mandarino in quel di Pechino.
Il frutto del loro amore?
L'arancia.
L'arancia è un signor frutto.
Ha il collagene,Quindi mi fa bella.
Difende l'organismo dall'attacco dei radicali liberi. Quindi invecchio meno.
Mi aiuta ad assorbire il ferro contenuto negli alimenti.Quindi sono forte e bella arzilla.
Incrementa le difese immunitarie. Quindi influenza bye bye.
E poi è antitumorale,antiinfiammatoria.
Insomma una bomba.
E consumiamola allora.
Chiara, rosso sangue, dolcissima, aspra.
E poi mette allegria.
Caldo passionale,avvolgente ma con quella nota piccante che è li, in sottofondo.
Furtiva e prepotente.
Ah...lo zenzero...ah l'amore.
Perchè l'amore dovrebbe essere una cosa semplice.
Dovrebbe.
Ma non lo è.
Perchè nessuno dice a Cenerentola che dopo il ballo, i topini, la scarpetta ,il bacio con il principe, dopo il "Vissero felici e contenti" la aspettano in sequenza sparsa: bollette, panni da stirare, vene varicose e crisi di mezza età.
Perchè l'amore potrebbe anche essere una cosa semplice.
Ma la vita non lo è.
E il palcoscenico di una coppia è proprio la vita e il suo correre come un cavallo imbizzarrito.
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